““Chi
costruisce muri diventa prigioniero dei muri che costruisce” ci spiega Papa
Francesco in uno dei suoi discorsi dedicati al tema delle migrazioni. In questo
momento l’Itala è chiusa incapace di vedere oltre il muro che si è costruito,
non comprendendo come in questi anni di accoglienza, integrazione ed inclusione
i migranti siano stati una risorsa e non un problema. Molti oggi sono cittadini
italiani con un proprio lavoro dignitoso, tanti hanno studiato e non è
difficile che si trovino negli ospedali, nelle strutture pubbliche e private,
nel commercio, ecc. – ha sottolineato Gianfranco Cattai,
presidente FOCSIV – Nel leggere l’ennesima repentina chiusura, lo scorso
7 giugno, del Hub Regionale
Centro Mattei vicino a Bologna e il successivo trasferimento di 183 persone –
uomini donne e minori – di cui 144 nel CARA di Caltanissetta e 39 nei centri di
accoglienza per sole donne e nuclei familiari presenti nel territorio
dell’Emilia-Romagna constato nuovamente come le scelte ministeriali riguardanti
la trasformazione del sistema di accoglienza siano in linea con gli stessi
provvedimenti volti a screditare e criminalizzare le operazioni di soccorso
svolte dalle ONG nel Mar Mediterraneo. Abbiamo sempre più la consapevolezza
della volontà politica di creare un numero sempre più alto di illegali, di
senza fissa dimora, di persone che non hanno più nulla da perdere privi oramai
di qualunque certezza in modo tale che ciò porti, come conseguenza ultima, a
tensioni ad esplosioni di rabbia. È un gioco che oggi pagheranno per primi i
migranti, ma che a lungo termine pagheremo tutti noi. Vi è l’urgenza di una reale
visione di politica migratoria, da ora ai prossimi anni, che sappia
rispondere a questi uomini e donne, che sappia offrire canali regolari per il
diritto all’asilo e sappia, soprattutto, garantire una vita dignitosa, salvando
vite umane e dando opportunità di crescita sociale ed economica tanto in Italia
che nei paesi di origine. La Tavolata italiana senza muri, svoltasi nei giorni
scorsi a Roma e in altre 23 città italiane, è un’indicazione per tutti che
dobbiamo lavorare insieme, condividere lo stesso pane e mescolare i nostri
patrimoni culturali se vogliamo crescere come Paese economicamente e
socialmente, ce lo insegna la nostra storia millenaria.”
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