La fioritura missionaria di don Pietro

Da l’Eco di Bergamo del 02/11/2022

La fioritura missionaria di don Pietro

Il ricordo. Domani alla Comunità missionaria del Paradiso la presentazione del volume di monsignor Giancarlo Carminati dedicato alla figura di don Ceribelli che diresse l’Ufficio diocesano dal 1964 al 1986

di MONICA GHERARDI

In chiusura dell’anno che la diocesi di Bergamo ha dedicato alla celebrazione del 60° di cooperazione missionaria si colloca l’uscita di un volume dedicato a un sacerdote che ha incarnato nel suo ministero lo spirito missionario. Don Pietro Ceribelli, di cui si è ricordato lo scorso anno il centenario dalla nascita, rappresenta un tassello determinante nella storia della missione bergamasca. Ufficio missionario – ora Centro missionario diocesano-, Preti del Sacro Cuore, Celim sono gli ambienti in cui è fiorito il suo carisma e sono le realtà che, a distanza di alcuni decenni, hanno promosso la realizzazione di un volume in cui si sviluppa un intreccio costante tra la sua biografia personale e ciò che nella Chiesa e nel mondo missionario nasceva e si sviluppava in quel tempo.

Il libro «Don Pietro Ceribelli. L’Ufficio missionario diocesano (1964-1986) e la nascita del Celim Bergamo» porta la firma di monsignor Giancarlo Carminati, docente del Seminario di Bergamo. L’accurata ricerca storica e documentaria ha permesso di ricostruire l’epoca in cui don Ceribelli è stato artefice di una fioritura missionaria. «Don Pietro giunge all’Ufficio missionario negli anni del Concilio Vaticano II – spiega monsignor Carminati –. Si trova in questo tempo di cambiamento ed è con la pratica, con il coinvolgimento dei laici, soprattutto giovani, che si inserisce nel respiro missionario della Chiesa. Di lui non troviamo scritti teorici, ma solo alcuni articoli sul notiziario missionario. Sono le sue azioni e le testimonianze a parlarci della sua opera». Nel volume spicca la sua capacità di contatto con il mondo giovanile che aspirava a ideali di pace e che si poneva a difesa dei poveri. «Sapeva incanalare le loro energie motivandole anche cristianamente. Operava perché i giovani avessero anche una preparazione spirituale. I giovani, nel Celim – Centro laici italiani per le missioni – a cui il sacerdote bergamasco stava dando vita, si ritrovavano insieme in modo evangelico ». «Per noi giovani c’erano orizzonti aperti. – ricorda Giovanni Marini, oggi presidente del Celim Bergamo –. Ci diceva che c’era parecchio da fare. E’ stato un innovatore, un uomo che non perdeva tempo, un vero operatore di pace». Marini sottolinea come l’aspetto della laicità contraddistingua ancora oggi il Celim. «Don Pietro ha creduto in un mondo laico capace di compiere una scelta di vita. Perché anche se la missione non diventava concretamente il luogo fisico in cui vivere, rappresentava però un ingrediente fondamentale nei percorsi di vita che attendevano ognuno, nel vivere civile, nella famiglia, nel lavoro. L’esperienza missionaria crea attitudini che non vanno perse. Lui ha lasciato un segno profondo nei giovani di quel tempo. Il libro che ora gli viene dedicato rappresenta la sua storia, quella di un’epoca, della missione e anche del mondo giovanile in un unico grande abbraccio».

Il libro si apre con una prefazione divisa in tre parti, la prima a firma del vescovo Francesco Beschi. «Don Pietro promuove la collaborazione tra le chiese come vero stile di missione: -scrive – è importante che le chiese lontane si diano una propria fisionomia e si cresca nell’aiuto reciproco. Tutti abbiamo qualcosa da imparare. Soprattutto ha ben chiara l’idea che la missione, come dimensione fondamentale della chiesa, non è una cosa che riguarda solo i preti ma tutta la comunità cristiana». Tre le appendici che chiudono il volume. La prima raccoglie nomi, destinazioni e periodo di permanenza dei missionari Fidei Donum inviati tra il 1966 e il 2021. Seguono alcune testimonianze di chi ha conosciuto personalmente don Pietro e di chi ha raccolto la sua eredità. Sono i racconti di volontari e di collaboratori che disegnano il suo profilo umano, spirituale e missionario. Chiudono il volume i testi degli Statuti del Celim.

Il libro sarà presentato nella Comunità missionaria del Paradiso – in via Cattaneo 7 – domani in un pomeriggio dedicato interamente alla figura di don Ceribelli. Il programma vede alle 15.45 la Messa presieduta da don Massimo Rizzi, direttore del Centro missionario diocesano. Alle 16.45 si aprirà la tavola rotonda con le voci di monsignor Sergio Gualberti sulla missione oggi, di monsignor Goffredo Zanchi sulla missione nella storia, dell’autore del libro monsignor Giancarlo Carminati e di don Davide Rota. Seguiranno gli interventi a cura del Celim Bergamo e delle Suore Orsoline di Somasca, le domande del pubblico e le conclusioni. «In questa iniziativa e attorno alla figura di don Ceribelli – osserva don Rizzi – converge una buona parte della realtà missionaria bergamasca. Il contribuito di ciascuno ha permesso di riunire i tasselli e offrire oggi quella che non è solo una biografia o una cronistoria, ma è il ritratto di una Chiesa che, facendo
proprio l’invito del Concilio, ha provato in quel tempo e prova ancora oggi ad essere in missione».

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